Don PEPPE e la "Candida Mole"

"Storia di una Ricostruzione"

 di Stefania Pedrazzi

«Spezzò il pane e disse: “Questo è il mio corpo”...».         

Le campagne si erano svuotate, i cani dormivano, il silenzio copriva il paese. Uomini, donne e bambini accorsero alla Maddalena, assiepandosi vicini gli uni agli altri. Gli uomini tenendo il cappello in mano e con le giacche consunte dal sole e dall’uso si tenevano pronti ad ascoltare con lo sguardo serio. Avevano lasciato che le donne si avvicinassero all’altare ed esse, con i capelli raccolti nei fazzoletti, stringevano innanzi al petto le mani in preghiera. Per avere la vista dall’alto, i bambini erano invece saliti sui cumuli di pietra, accoccolandosi alla meglio. La Maddalena non esisteva più. L’ edificio era crollato una mattina del dicembre 1943; a mezzogiorno, di colpo, si era sentito un gran fragore, le pietre erano rotolate sul selciato e il tetto si era accasciato sul pavimento, mentre i vetri delle finestre andavano in frantumi e la campanella rintoccava scossa dall’urto. I gatti si erano nascosti lesti, infilandosi nei più sicuri anfratti o nelle case dei padroni, i cani, tremanti, con la coda fra le gambe, si addossavano ai muri. Finito il disastro, tra le polveri dello sfacelo si intravedeva solo una parte dell’abside, ergendosi sulle rovine come una madre china sul letto del figlio. Il boato aveva spaventato la popolazione, e come il diapason vibra quando vibra la corda sorella, così il rumore di quel cedimento aveva risvegliato il ricordo del sibilo delle bombe, che pure a Morrone avevano provocato tre vittime civili nell’ottobre dello stesso anno: Angelo Michele Mustillo e Carmine Gabriele Carbone maciullati dai bombardamenti dell’artiglieria hitleriana in ritirata e Roberto Pillo ucciso dal fucile di un militare tedesco nelle campagne a valle del paese. Il silenzio che era seguito al crollo aveva spaventato le persone, forse più dello schianto, lasciandole per qualche secondo col fiato sospeso, immobili e curiosi di sapere cosa fosse accaduto. Subito dopo, tanti volti si erano affacciati alle porte e alle finestre e, lentamente, in molti avevano raggiunto il luogo del crollo. Di fronte al disastro, quel giorno, una domanda correva di bocca in bocca, di cuore in cuore: “Cosa ne sarà della chiesa della Maddalena?”